La sedia Sayl di Yves Béhar

Yves Béhar, designer industriale e fondatore di Fuseproject, ha progettato per Herman Miller una collezione di sedie da ufficio ispirata ai ponti sospesi.

Progettare una sedia per ufficio è particolarmente difficile: ogni parte ha uno scopo strutturale e tattile e ogni parte deve essere necessariamente visivamente coesa e bella.

Inoltre, una sedia è anche simbolo del proprio tempo, rivelando i progressi tecnologici di quella determinata era e deve  esprimere il modo in cui gli umani vivono e lavorano insieme in quell’epoca.

E’ la prima sedia a sospensione senza telaio che incorpora l’intelligenza 3D nel suo comfort, movimento e supporto.

La sedia è il risultato di quasi tre anni di ricerca, un risultato che offre il massimo senso di libertà con un design che utilizza il minor materiale possibile.

La sedia Sayl presenta uno schienale senza telaio, che fornisce supporto sospendendo il materiale dello schienale in tensione tra il lato inferiore del sedile della sedia e la struttura verticale a forma di Y.

La sedia è stata progettata completamente da zero, riducendo il numero di materiali e componenti nel processo ed è stata messa sul mercato ad un prezzo molto competitivo.

Uno degli aspetti importanti dell’intera progettazione è stato quello secondo il quale la sedia sarebbe dovuta essere commercializzata con un prezzo particolarmente aggressivo.

Per raggiungere questo obiettivo si è deciso di impiegare meno parti in quanto meno parti e meno materiale alla fine significano meno costi, quindi una sorta di  eco-dematerializzazione.

Un altro aspetto seguito è derivato dall’osservazione del modo in cui i ponti sospesi sorreggono carichi enormi.

Il Golden Gate Bridge a San Francisco, le sue torri strutturali e il sistema di cavi hanno determinato alcune idee: usare una torre per il supporto verticale, i cavi per la tensione, il comfort della schiena e una campata inferiore come base.

Con queste intuizioni sono partiti gli esperimenti nel laboratorio dello studio e in quello di Herman Miller che hanno portato alla produzione di oltre 70 prototipi.

Dopo questo passaggio è arrivato quello della scelta dei materiali, e alla fine quello più idoneo è stato un foglio di uretano iniettato posto sotto tensione.

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