La poltrona Veranda di Vico Magistretti

Disponibile in diverse dimensioni Veranda possiede un telaio regolabile che consente di ripiegare il poggiapiedi sotto la seduta e di sistemare lo schienale all’altezza desiderata.

L’impressione di leggerezza data dal modello dissimula la robustezza della struttura necessaria per garantire un tale grado di flessibilità.

Disegnata nel 1983 da Vico Magistretti (come poltrona, un divano a due posti e un tavolino per Cassina), è formata da una struttura in acciaio tubolare snodabile dipinto ed imbottitura in schiuma di poliuretano con fodera in tessuto o pelle.

La caratteristica principale è quindi la trasformabilità della seduta che si ottiene con il piegamento dello schienale che si trasforma in poggiatesta; questa è una analogia con il precedente divano Maralunga.

Il nome Veranda, universalmente conosciuto rappresenta il luogo dove insiste una netta divisione tra l’interno e l’esterno, oppure tra il giardino e la casa è stato attribuito a questa poltrona per enfatizzare un nuovo modo di sedersi, meno classico che abbraccia la posizione seduta che quella  sdraiata.

Nel 1984 la serie Veranda si amplia: viene introdotto il divano a tre posti caratterizzato dalla seduta centrale fissa, mentre le due laterali ruotano in avanti dando vita ad una configurazione semicircolare.

Questa scelta è giustificata dallo stesso Vico Magistretti:

Spesso mi capita di disegnare delle piante. Di una casa, di una hall, di un albergo, di un ufficio.

Sempre, quando debbo definire un ambiente, use la penna o la matita disegnando delle linee curve o dei cerchi.

Questi sono il tracciamento dei futuri ipotetici mobili ma soprattutto sono delle teoriche definizioni di spazi ideali.

Come dire: l’angolo del camino, il posto d’incontro, di conversazione, la delimitazione di un punto di interesse o di vista che la gente potrebbe amare.

O più semplicemente, il desiderio inespresso di uscire dal vincolo della ortogonalità, degli spazi di queste stanze sempre rettangolari.

In fondo come ama la gente disporsi quando sta assieme in un ambiente privato o pubblico? Attorno a qualcosa: il tavolo, il camino, la televisione, la bella vista.

……

Ho pensato di progettare un divano a tre posti che mi aiutasse a rendere reali queste linee curve che sempre disegno.

Nel solito divano a tre l’unico che può parlare con gli altri due è chi sta in mezzo e i due di lato rimangono degli sconosciuti. Certo uno dei sistemi più stupidi per sedersi.

Una tavola di legno massiccio come base e sopra i due sedili ruotanti e ci si siede come si vuole, su una curva larga o stretta, trovando fra un sedile e l’altro un piano per appoggiare il giornale, la lampada, magari un piatto di spaghetti.

Nel Veranda, disegnato circa un anno fa, avevo dato tutti i movimenti nell’oggetto stesso: sedersi, sdraiarsi, dormire, veder la televisione.

Era un oggetto singolo, una poltrona.

Nel Veranda 3, il nuovo divano, ho cercato di creare dei movimenti nello spazio, nell’ambiente, usando la geometria variabile dell’oggetto che da rettilineo (come un normale 3 posti) può diventare un cerchio o una delicata parentesi con la spinta di una mano.

Un tentativo di arredare creando degli spazi col mobile stesso, la speranza di non doversi più adattare alla geometria dei muri ma al desiderio di chi ci vive;

sedersi come si vuole, guardandosi in faccia o raccogliendosi proprio come davanti a un camino – oppure in un gran cerchio nella hall IBM di Madison come in un accampamento indiano.

Una serie alquanto scultorea e lussuosa che permette di raggiunger il massimo comfort in tantissimi modi grazie alla sua possibilità di trasformarsi.

 

Fonte: Archivio Vico Magistretti

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