Rodolfo Bonetto

BIOGRAFIA

Rodolfo Bonetto nasce a Milano nel 1929. Dal padre Piero, disegnatore alla Siai-Marchetti, eredita mano ed estro.

Appassionato di jazz, nel 1952 batterista del gruppo di Franco Cerri, celebre chitarrista.

Incoraggiato da Felice Bonetto, lo zio, mitico campione del volante, sottopone in quegli anni i suoi disegni a Vignale, poi a Pinin Farina, per il quale realizza studi di vetture Ferrari, Lancia e Nash.

Nel 1962 progetta l’orologio sveglia Sfericlock, prodotto dalla Veglia Borletti, cui verrà assegnato nel 1964 il Compasso d’Oro.

Invitato da Tomás Maldonado, in qualità di docente di progettazione auto, alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, vi insegna dal 1962 al 1965.

Nel 1967 ottiene il secondo Compasso d’oro con il progetto della macchina utensile Auctor Multiplex per la Olivetti.

Nello stesso anno è delegato ADI al congresso ICSID di Montreal. Dal 1979 al 1982 e presidente dell’ADI, dal 1981 al 1983 dell’ ICSID.

Nel 1984 ottiene il Compasso d’Oro con la macchina utensile Auctor 400 per la Olivetti. Nel 1985 è membro della giuria Cycle Design Competition a Tokyo.

Muore a Milano nel 1991, anno in cui gli viene assegnato il Compasso d’Oro alla carriera.

 

RODOLFO BONETTO DESIGNER

L’opera di Rodolfo Bonetto“, dichiara Tomás Maldonado in Rodolfo Bonetto, trent’anni di design, “esprime un orientamento che ha connotati molto precisi.

Nel suo rigoroso (e coerente) impegno di progettista, ciò che lo caratterizza è la particolare gamma di prodotti sulla quale è intervenuto….Basta scorrere l’elenco dei suoi lavori: carrozzerie e plance di automobili, motori, strumenti di controllo per aerei da turismo, macchine utensili, compressori d’aria, registratori di cassa, videoterminali, televisori, autoradio, telefoni, orologi da tavolo, macchine per caffe etc….

In tutte queste tipologie di oggetti la componente tecnica era quella che più lo interessava. Sapeva infatti interpretare con grande cognizione di causa anche le questioni più complesse degli artefatti che progettava andando sempre oltre gli aspetti puramente formali.

Bonetto era un autodidatta, il cui interesse per il mondo dei prodotti proveniva, come lui stesso raccontava, dalla sua passione giovanile per le automobili. Egli era esclusivamente un disegnatore industriale.

Peculiarità questa che aveva in comune con molti dei grandi esponenti di questa disciplina a livello internazionale“.

Complice Felice Bonetto, lo zio, Rodolfo si affaccia al mondo delle automobili. “Lo zio Felice, il mio idolo“, racconta egli stesso nel volume di Giacomoni e Marcolli, “vedeva che schizzavo automobili e mi fece conoscere Alfredo Vignale, che era allora emergente tra i giovani carrozzieri torinesi, in quel mondo che ha visto nascere i Bertone e i Pininfarina e che è stato cosi importante per l’industria automobilistica e per il design.

Vignale tenne conto anche dei miei schizzi nel realizzare due o tre cose, e a questo punto mi volle conoscere Pininfarina padre.

Era un personaggio straordinario. Si metteva davanti a un’auto, guardava e diceva: ‘Lì è più alto di tre millimetri’, aveva occhio, voglio dire, e diceva: “L’auto si disegna con la luce’, ed è vero, perchè la linea di un’auto la si percepisce attraverso i riflessi che la luce fa sulle superfici.

Tramite Pininfarina, ho fatto studi per Nash, per Ferrari, per Lancia”.

Bonetto collaborerà in seguito con il Centro Stile Fiat, progettando quasi tutti gli interni delle auto Fiat, Lancia e Autobianchi.

Nel design particolarmente complesso dell’interno di una vettura”, spiegano Milco Carboni e Gianni Pettena, “interagiscono fattori di ergonomia, tecnologia, automazione, sicurezza ed economia di scala: per l’abitacolo vengono impiegate tutte le tecnologie delle materie plastiche, e per la strumentazione tutte le tecnologie elettromeccanico-analogiche o elettronico-digitali.

L’insieme di queste problematiche instaura rapporti complessi con la progettazione, facendo del design un’attività altamente interdisciplinare”.

Ecco allora come, negli anni sessanta, Tomás Maldonado invita Bonetto a insegnare alla scuola di Ulm. “La mia scelta era fondamentalmente determinata dalle necessità di controbilanciare, con l’apporto di un designer fortemente orientato alla prassi progettuale, una tendenza, presente in quel periodo nella nostra scuola, a enfatizzare gli aspetti teorici e metodologici del disegno industriale”.

Ulteriore conferma del peculiare approccio del design Bonetto, quando a Ulm “oltre al primo torso di car design (nel quale viene affrontato il tema del progetto di un’autovettura per cinque persone)” commenta Gianni Pettena, “Bonetto sviluppa temi come il progetto di una carrozzina per bambini ripiegabile, un televisore da 23″ per famiglia e piccola comunità e iI restyling del motofurgone Innocenti Lambro 200“.

Negli anni in cui Bonetto insegna alla scuola di Ulm, contemporaneamente prosegue il suo impegno nei confronti di committenti quali Veglia Borletti, che lo aveva contattato al tempo della sua collaborazione con Pininfarina.

Con Pininfarina“, sono sempre parole di Bonetto, “ero rimasto al disegno in prospettiva, allo styling, loro mi chiedevano di progettare il tachimetro della Seicento, strumenti isolati oppure raggruppati nel cruscotto.

Era una progettazione molto controllata, mi chiedevano di pensare anche alla realizzazione. Non mi piaceva neanche tanto quel lavoro alla Veglia Borletti.

Ma mi proposero di andare a lavorare a mezza giornata come consulente per i disegnatori tecnici, ed è stato li che ho appreso la disciplina del mondo del lavoro.

Mi sono fatto la scuola per la tecnologia, ho imparato le tecniche per sviluppare un progetto.

Un giorno, leggendo una rivista, ho scoperto che il mio lavoro si chiamava design”. Bonetto troverà grandi soddisfazioni in quel particolare settore del “tempo”.

L’orologio sveglia Sfericlock del 1962 si aggiudicherà il Compasso d’Oro nel 1964 e “il timer da tavolo e la sveglia elettronica”, annotano Carboni e Pettena, “tutti realizzati per Veglia Borletti, costituiscono l’occasione di manifestare una progettualità non contenibile nei confronti del design inteso come soluzione formale di aspetti tecnici.

Questi oggetti infatti, per le caratteristiche formali e per le modalità di impiego che suggeriscono, confermano la concezione secondo la quale il design da la forma agli oggetti, ma in primo luogo progetta comportamenti”.

La collezione delle ideazioni di Rodolfo Bonetto declina esempi inconfondibili del suo modo di intendere il progetto: dalle macchine utensili agli oggetti d’uso.

Tra i primi basta indicare Auctor Multiplex (1965) e Ispector 820 (1986) per Olivetti e, tra gli altri, Cimbalina (1973), M20 (1979), per Cimbali, e il telefono pubblico Rotor per IPM (1987).

Il design è come una farfalla tra le mani, se la stringi troppo muore, se la lasci andare vola via“, soleva spesso ripetere Rodolfo a Marco, suo figlio, attuale responsabile della Bonetto Design.

Alcuni oggetti progettati da Rodolfo Bonetto recensiti su Sbandiu:

Il Televisore Linea 1 per Autovox del 1969
La poltrona Boomerang del 1968 per B-Line

La poltrona Melaina del 1970 per Driade

RispondiAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.