Fra il 1940 e it 1947 Ray e Charles Eames si dedicarono intensamente al lavoro con il compensato sagomato.
Già negli anni Trenta il compensato si era rivelato un materiale decisamente al passo con i tempi, indicato per la lavorazione industriale e il linguaggio formale dell’arte contemporanea.
Dopo che designer come Marcel Breuer e Alvar Aalto avevano costruito mobili di compensato sagomato in due dimensioni, la coppia di designer statunitensi mirava ad ottenere la deformazione tridimensionale.
I due erano mossi dal sogno di creare una forma da un materiale come da uno stampo, in un unico processo.
Si trattava niente di meno che dell’unita di forma, materiale e procedimento, la sintesi a cui tendevano tutti i designer che si erano votati all’arte moderna.
L’interesse degli Eames per il compensato ebbe inizio nel 1940 con il concorso “Organic Design in Home Furnishings” del Museum of Modern Art, nel corso del quale furono premiati i progetti di sedie di Eero Saarinen e Charles Eames, le cui scocche di compensato sagomato si adattavano alla forma del corpo seduto.
Per produrre i modelli premiati, dal luglio 1941 gli Eames svilupparono nella loro abitazione di Los Angeles un procedimento per la deformazione tridimensionale del compensato.
Servendosi di una macchina da loro stessi costruita, la “Kazam!” (cosi chiamata per il rumore che produceva), pressavano a caldo strati di legno impiallacciato e colla per formare una scocca tridimensionale.
Ma i primi prototipi andavano in pezzi a causa della forte deformazione prevista dal progetto, soprattutto nel punto di intersezione fra la seduta e lo schienale.
Perciò gli Eames hanno inserito degli incavi nelle scocche, soluzione che in seguito sarebbe diventata una caratteristica delle loro sedie, sia di quelle in compensato sia di quelle in poliestere rinforzato con fibra di vetro.
Ma in un primo tempo le loro esperienze tornarono a beneficio della marina americana: nel 1942 ricevettero l’incarico di produrre 5.000 stecche di compensato sagomato per arti fratturati, un articolo che ancor oggi viene considerato un modello di funzionalità ed eleganza realizzato con un materiale comune.
La loro prima produzione civile in serie è stata, a guerra finita, la Children’s Chair (sedia per bambini), del 1945.
Qui, a differenza dei prototipi per il concorso del 1940 o delle stecche per la marina, gli Eames hanno rinunciato ad una deformazione tridimensionale complessa e, anzichè una scocca in un unico pezzo con una deformazione plastica necessariamente forte, hanno scelto una soluzione tecnicamente fattibile: due elementi separati di compensato per schienale e sedile.
In base a questo principio modulare hanno poi sviluppato altre sedie, dapprima realizzate dal reparto di compensato sagomato della Evans Product Company e, a partire dal 1949, prodotte in serie da Herman Miller: Dining Chair Wood (DCW), Lounge Chair Wood (LCW), Dining Chair Metal (DCM) e Lounge Chair Metal (LCM).
A questi e ad altri progetti ii Museum of Modern Art dedica nel 1946 una personale molto apprezzata. Nel 1947 gli Eames abbandonarono il compensato sagomato per il poliestere rinforzato con fibra di vetro.
I loro progetti di quel breve periodo furono di stimolo a tutte le generazioni successive di designer, come per esempio Arne Jacobsen, Carlo Mollino, Sori Yanagi e Verner Panton.
Gli Eames hanno tolto al compensato il marchio di surrogato del legno massello, adatto al massimo per costruire la parte posteriore dei cassetti.
Rob Forbes, fondatore di Design Within Reach, riassume i loro meriti con queste parole: “senza le loro opere pionieristiche nell’ambito del compensato sagomato, oggi avremmo ancora sedie e tavoli ad angoli retti, l’eredità del movimento Arts & Crafts”.
Perfino oggi, dove l’unità di forma, materiale e procedimento ormai scontata grazie ai più moderni materiali sintetici e a procedure come lo stampaggio a iniezione, i mobili in compensato non hanno perso il loro fascino.
Anzi, in un’epoca in cui i composti sempre nuovi sembrano scuotere le nostre sicurezze in tema di materiali, la struttura in legno visibile restituisce ai mobili la loro autenticità.
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