La sedia Superleggera di Giò Ponti

Giò Ponti nel 1949 inizia il processo che lo porterà a progettare la sedia superleggera (nome in codice 699)  e, nel 1957 Cassina la mette in produzione ininterrottamente fino ai giorni nostri (la sedia 699 Superleggera è ancora oggi realizzata nel reparto falegnameria dell’azienda a Meda).

E’ tra le opere più note del maestro (assieme al grattacielo Pirelli di Milano) ed è tra le sedie più rilevanti di tutto il XX secolo: è la massima dimostrazione di tecnologia innovativa applicata all’arredamento.

La superleggera nasce dalla volontà di Giò Ponti di rinnovare uno dei grandi classici italiani e cioè la sedia di Chiavari (o chiavarina): la classica sedia impagliata.

La sedia superleggera è il frutto della ricerca dell’architetto e della capacità di sperimentazione e di lavorazione degli abili artigiani dell’azienda Cassina.

Un processo lunghissimo: dai primi prototipi del 1949 alla produzione Cassina nel 1957, sono trascorsi 8 anni; diverse le sfide da vincere: la leggerezza senza rinunciare alla robustezza e alla comodità.

Il risultato è però sotto gli occhi di tutti: una sedia che pesa appena 1,7 kg (1,66 per la precisione),  di una robustezza disarmante e una comodità che rispecchia la migliore tradizione della seduta italiana.

Ma come si è arrivati ad un risultato simile?

Le gambe e i montanti posseggono una sezione triangolare con spessore di soli 18 mm; gli incastri (non ci sono viti) vengono minuziosamente progettati in funzione della massima robustezza e nel contempo alla leggerezza.

Ed infine il materiale: viene scelto il legno di frassino (dalle alte capacità meccaniche) e la canna indiana per la seduta.

Un oggetto storico, chi la possiede, se la tenga ben stretta perchè da tempo è diventata una sedia da collezione.

Interessantissima anche la fase del lancio sul mercato: sulla pubblicità compare un bambino che la tiene sollevata con un solo dito, oppure il video nel quale è proprio Giò Ponti a lanciarla dal quarto piano di un palazzo: la sedia rimbalza con forza ma non si rompe, oppure in un altro scatto la si vede mentre sta prendendo il volo agganciata a due palloncini.

Accanto al modello classico in frassino naturale, laccato nero o bianco con seduta in canna d’India, sono disponibili varianti provenienti dalla produzione di Cassina degli anni ’50 con seduta imbottita colorata in pelle o tessuto sfoderabili, oltre a versioni speciali come il modello con struttura laccata bicolore bianca e nera.

Una superleggera con una eredità pesante.

 

 

 

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