Lo spremiagrumi KS 1481 di Gino Colombini

A partire dagli anni Cinquanta lo sviluppo delle potenzialità insite nei prodotti e nella manifattura ebbe un forte impatto sul design industriale.

Lo spremiagrumi KS 1481 di Gino Colombini testimonia questo cambiamento nel design e nella produzione di utensili domestici a partire da quel periodo.

Gino Colombini progettò l’emblematico oggetto mentre era a capo del Dipartimento Tecnico della Kartell, dal 1953 al 1960.

L’azienda italiana era stata fondata nel 1949 e stava sperimentando trattamenti nuovi sulla natura della plastica, sfruttandola come alternativa economica e leggera (in particolare rispetto al metallo) per la produzione di oggetti funzionali a uso domestico.

Tra i suoi numerosi successi, quelli di maggior importanza furono proprio gli oggetti in plastica, che gli fruttarono grandi riconoscimenti sotto forma dei prestigiosi Compassi d’Oro vinti nel 1955, 1957, 1959 e 1960.

Quello del 1959 gli fu assegnato appunto per lo spremiagrumi: realizzato in polietilene a bassa pressione, questo esempio di design semplice e funzionale dai colori brillanti illustrava perfettamente l’ingegnosità insita nel design.

Fu acclamato come emblema degli utensili più popolari, a dimostrazione del trend verso l’utilizzo di materiali sintetici per piccoli oggetti da cucina.

Col suo fascino spiccato e la semplicità d’uso, l’importanza dello spremilimoni si riassume nell’aver sdoganato un oggetto familiare tradizionalmente realizzato in vetro o metallo fra i nuovi prodotti ottenuti con tecnologie all’avanguardia.

Lo stile era in linea col moderno design Postbellico italiano ma, cosa più importante, il nuovo materiale implicava che era facile da pulire e, grazie all’introduzione dell’ampio recipiente in cui raccogliere il succo, lo spremitore aggiungeva migliorie e praticità all’oggetto tradizionale.

Lo spremiagrumi di Colombini rappresenta quindi la quintessenza del design moderno rivolto alla tradizione sia dal punto di vista della forma sia dell’uso.

Lo spremiagrumi KS 1481 di Gino Colombini per Kartell

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