Marcel Breuer

BIOGRAFIA

Marcel Lajos Breuer nasce a Pécs, in Ungheria, nel 1902.

Giovanissimo, vinta una borsa di studio, frequenta l’Akademie für Bildende Künste di Vienna.

Insoddisfatto dell’insegnamento che ritiene scarsamente propositivo, lascia la capitale austriaca e, compiuti i diciotto anni, si iscrive allo Staatliches Bauhaus in Weimar, ove completa gli studi nel 1924.

Nel 1925 viene invitato da Walter Gropius alla direzione dell’Officina mobili della scuola che, nel frattempo, si è trasferita nella nuova sede di Dessau.

Lascia Dessau nel 1928 e si trasferisce a Berlino, dove apre uno studio di architettura. Nel 1935, per sfuggire alle persecuzioni razziali, si rifugia a Londra dove lavora con York.

Tra il 1935 e il 1937 è responsabile del design della Isokon di Jack Pritchard.

Nel 1937 si trasferisce negli Stati Uniti. Walter Gropius gli offre una cattedra alla School of Design della Harvard University di Cambridge, nel Massachusetts.

Insieme avviano uno studio di architettura. Il sodalizio ha termine nel 1941. Nel 1946 si trasferisce a New York, ove lavora, con principale interesse nei confronti dell’architettura, sino al 1981, anno della sua morte.

 

MARCEL BREUER DESIGNER

Scrive Andrea Gleininger: “Breuer concepi la struttura dei suoi prototipi di mobili sempre come una sorta di primo stadio e come un elemento costitutivo dell’architettura, cioè come un componente essenziale per l’articolazione, la strutturazione e la definizione delle relazioni spaziali…

L’ideazione e lo sviluppo coincisero con la seconda fase della presenza di Breuer al Bauhaus, diventato ora Jungmeister e insegnante dell’officina dei mobili: si tratta dei “mobili di metallo” che nacquero a partire dal 1925 nell’officina di Dessau, e che da allora arredarono soprattutto le case modello per l’uomo nuovo delle esposizioni del Bauhaus;

ben quarant’ anni più tardi questi necessari apparati della vita moderna erano destinati a diventare pietre miliari della storia del design oltre che simboli di un’economia abitativa per le classi elevate”.

Il design tedesco ha avuto sempre una dimensione pedagogica”, osserva Klaus Stefan Leuschel, “voleva contribuire a dare il suo apporto alla educazione estetica del genere umano come acutamente detto da Friedrich Schiller sul piano di una comune cultura generale.

Oltre a ciò importanti movimenti del design tedesco, appunto il Bauhaus e, più tardi, la Hochschule für Gestaltung (scuola superiore di formatività) di Ulm, furono in stretta connessione con singole scuole”.

E Gillo Dorfles precisa: “Rimane comunque il fatto che senza il Bauhaus difficilmente si sarebbe sviluppata così rapidamente una chiara coscienza dei nuovi requisiti necessari all’evoluzione architettonica e disegnativa moderna.

Alcune realizzazioni del Bauhaus rimangono perciò quali tappe fondamentali del disegno industriale, e mi limito a citare i famosi mobili in tubo d’acciaio di Breuer (dove sedile, schienale e braccioli erano costituiti da elementi di tessuto tesi sull’intelaiatura metallica), le seggiole metalliche di Mies, tra le quali la Barcellona, costruita nel 1928 per la fiera omonima, doveva avere una lunghissima vita…

Anche nel caso dei mobili di Breuer si verificava una condizione analoga a quella della Barcellona”.

Mentre la Knoll International, azienda produttrice americana, ripropone nel dopoguerra le ideazioni di Mies van der Rohe degli anni venti, in Italia l’imprenditore Dino Gavina si fa promotore del design di Marcel Breuer. Lo stesso Breuer evoca nella testimonianza autografa l’incontro del 1962 con il costruttore Bolognese:

un giorno, agli inizi degli anni sessanta, un visitatore si presentò all’improvviso al mio studio di New York. Era, e lo è tutt’ora, un uomo piccolo e magro, con uno sguardo acutamente osservatore dissimulato da un’intensa vivacità e mobilità;

non parlava nè inglese nè tedesco, soltanto un pò di francese. Egli mi chiese di accordarci per la realizzazione dei miei disegni di mobili tubolari della fine degli anni Venti.

Raggiungemmo ben presto un’intesa, d’altra parte non c’era, molto da dire, poichè io non conosco una parola d’italiano.

Ebbe così inizio la mia amicizia con Dino Gavina, il più emotivo e impulsivo di tutti i costruttori di mobili del mondo… E’ curioso che con Gavina ci si diverta occupandosi di cose serie

In quei memorabili anni Breuer e Gavina si occupano davvero di cose serie:

Di portare alla produzione industriale quegli antichi disegni, per la prima volta”, annota Virgilio Vercelloni, “poichè negli anni ’20 ne erano stati costruiti artigianalmente solo pochi pezzi”.

Gavina stesso ebbe a dire: “I suoi mobili erano relegati negli archivi della storia, conosciuti solo dagli specialisti: ritornavano finalmente allo scoperto: chiaro esempio di perfetta utilizzazione della macchina e dei materiali, vessillo al vento, simbolo del razionalismo…

Possiamo così dire che come James Joyce è soprattutto uno scrittore per scrittori, Marcel Breuer può essere considerato progettista per progettisti”.

Nel catalogo della Gavina Spa, l’azienda fondata da Dino nel 1960, figura ben declinata la collezione Breuer: Laccio, Cesca, Wassily, Reclining, Canaan. Quest’ultimo, “in casa, mobile per scrivere; in ufficio, scrivania per parlare”, un’ideazione del designer della fine degli anni cinquanta.

Marcel Breuer”, conclude Vercelloni, “disegna il suo tavolino nel 1924: è questo il primo mobile in tubo d’acciaio curvato e cromato. Laccio lo chiameranno Gavina e Breuer, perchè chiunque sarebbe stato preso al laccio da questa priorità, sperimentandone altri usi.

Nel 1925 Breuer progetta e realizza la poltrona Wassily, cosi chiamata da Dino Gavina perchè Kandinsky volle il prototipo per la sua casa al Bauhaus.

Un esempio perfetto della posizione razionalista, un disegno pensato per utilizzare tubo e piegatubi al limite delle possibilità della curva: una struttura priva di saldature, offerta a tutte le serialità possibili.

Un’essenzialità concettuale che si manifesta come rigorosa soluzione formale di grande rilevanza estetica, un metodo progettuale dimostrato anche nell’uso di altri materiali: come nel caso del legno compensato della poltrona Reclining del 1935.

In occasione di un concorso bandito dalla ditta Thonet, Breuer propone il disegno di una sedia in tubolare metallico con il sedile e lo schienale in legno impagliato (conservare la produzione oramai industrializzata della paglia di Vienna era il tema del concorso).

Anche per questo i modelli di Marcel Breuer avevano un forte significato metodologico: risalire alle origini del razionalismo significava riportarne i valori, didatticamente, ma polemicamente, nel mondo di chi si occupava allora della produzione del mobile”.