Il Cocktail Shaker di Sylvia Stave

Questo Cocktail Shaker, una sfera perfetta con un manico fisso ad arco, fu prodotto nell’Officina del Metalli del Bauhaus sotto la direzione di László Moholy-Nagy, all’apice quindi della rivoluzionaria storia estetica e sociale della scuola.

II design nato nella Germania postbellica rappresentò una forma di reazione contro i lussi dell’anteguerra, e gli ideali socialisti del Bauhaus diedero forma alla sua volontà di creare, nel design, un nuovo linguaggio adatto all’era delle macchine.

Privo di qualsiasi collegamento culturale e sociale, questo shaker divenne una sorta di dichiarazione ufficiale del nuovo ordine.

Si riteneva che a progettarlo fosse stata Marianne Brandt, ma dopo lunghe ricerche Peter Hahn, direttore dell’Archivio Bauhaus, ha scoperto che fu invece opera di Sylvia Stave.

Lo shaker Bauhaus e quanto di più lontano si possa immaginare da uno shaker tradizionale.

Innanzitutto è orizzontale, invece che verticale: alla ricerca di forme nuove e inedite, il Bauhaus trasse ispirazione da un nuovo codice, fatto di quadrati, cerchi e linee dritte.

Senza compromessi, geometrico nell’aspetto, lo shaker si impose come talmente innovativo da spingere oltre i limiti la produzione di metallo dell’epoca.

Nel 1989, grazie a una licenza accordata dall’Archivio Bauhaus, Alessi ne ha ripreso la produzione, a riconferma del suo stile perenne.

La sfera di metallo senza giunture apparenti, prodotta oggi in acciaio inossidabile 18/10 lucidato a specchio invece che nella versione nichelata originaria, e un oggetto ancor oggi difficile da produrre, che richiede di ottenere i due emisferi separatamente da uno stesso stampo e di lucidarli a mano dopo averli fusi insieme.

La sfera a specchio cosi prodotta è indubbiamente bella e sottolinea oltretutto la sua funzione, quella di contenere e versare, esaltandolo, il prezioso liquido in essa contenuto.

Dotato di un colino asportabile nascosto sotto il tappo per poter meglio versare il liquido shakerato, lo shaker soffre però di un difetto comune agli oggetti del Bauhaus, quello di confondere la geometria con la funzionalità.

E’ infatti un oggetto più da ammirare che da utilizzare, un’icona che rappresenta il gigantesco passo avanti compiuto dal Bauhaus nel linguaggio formale.

Dal punto di vista del design, invece, con il suo languido manico arcuato, evoca piuttosto un oggetto statico, che non un oggetto da scuotere.

Si potrebbe inoltre anche discutere se e fino a che punto uno shaker per i cocktail possa essere considerato un contributo appropriato al nuovo corso della produzione di massa. Sono stati oggetti come questi a esporre il Bauhaus alle accuse di essere “semplicemente uno stile in più“, anche se è indubbio che questo shaker ha acquistato nuovo slancio col passare degli anni.

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