Cini Boeri

BIOGRAFIA

Cini Boeri nasce nel 1924 a Milano, dove si laurea al Politecnico nel 1951.

Inizia a collaborare con Gio Ponti e net 1952 entra nello studio di Marco Zanuso, dove lavora fino al 1963.

Nel 1964 inizia, con la poltrona Borgogna, la lunga collaborazione con la ditta Arflex. Per la stessa disegna nel 1967 la serie Bobo.

Nel 1970 per Knoll International le sedute componibili Gradual System.

Nel 1971 la lampada Papero per Stilnovo e Zoom per Cyrus & Company. Per Arflex nel 1972, con Laura Graziotti, disegna la serie Strips, letti, poltrone e divani, che nel 1979 riceverà il Compasso d’Oro.

Sempre per Arflex nel 1974 progetta Serpentone: sedute continue.

Nel 1979 fonda lo studio Boeri Associati e nel 1987 con Toni Katayanagi disegna per Fiam la poltrona Ghost.

Muore a Milano nel 2020.

 

CINI BOERI DESIGNER

Ho iniziato presso lo studio di Gio Ponti”, dichiara Cini Boeri in un’intervista apparsa sul sito Internet GialloDesign.com.

Dopodichè, sono entrata nello studio di Zanuso, e vi ho lavorato dodici anni, occupandomi non di disegno industriale ma soltanto di architettura, assistendo nel frattempo alla creazione dei suoi prodotti modelli.

E’ stato un grande maestro per me Zanuso, ho imparato che l’architettura è al servizio dell’uomo e che quindi ogni progetto va dimensionato secondo la configurazione degli abitanti, da questo ho imparato a fare uno studio psicologico del mio cliente e su questo impostare il progetto”.

Cini Boeri apre lo studio a Milano nei primi anni sessanta: il design, non il progetto architettonico, sarà la parte più preponderante del suo arco ideativo.

Ho soprattutto collaborato con la Arflex che indubbiamente è stato il mio cliente più ricco di proposte.

L’industria milanese era molto illuminata all’epoca, e aveva quindi il coraggio di proporre cose nuove…mi ha appassionato e mi ha spinto quindi a fare molti prodotti…in tutti questi cercavo sempre di inserire una funzione nuova, un modo differente di utilizzare lo spazio.

Quando mi proponevano di creare un nuovo oggetto, il mio metodo di lavoro era quello di ricercare prima di tutto il modo in cui la gente utilizzava l’oggetto in questione, come veniva prodotto e con quali materiali veniva costruito.

Allora ripartivo da zero e cominciavo a pensare a questo nuovo prodotto, e la sua configurazione derivava dal suo uso, dal materiale usato, dal modo di produrlo.

Gli Strips erano poltrone e letti confezionati come dei sacchi a pelo.

Il Serpentone invece poi è stato il più simpatico di queste cose che ho fatto, tra altro caratterizzato da una forte campagna pubblicitaria da parte della Arflex che ha riempito via Borgogna e San Babila con questo serpentone, fatto di lamelle di poliuretano stampate collegate tra loro in modo da poter formare un’infinita di forme.

Ha avuto un grande successo“.

E qui Cini Boeri definisce il suo metodo progettuale, come riportato da Bosoni e Confalonieri: “Individuare la funzione richiesta, approfondire una ricerca per arricchire questa funzione indicare un metodo di produzione seriale economicamente valido, studiare poi un’immagine che, come logica conseguenza, presenti oggetto all’utente in modo chiaro affinchè la funzione sia immediatamente percepibile…

Mi sembra comunque importante sottolineare che la nascita di molti arredi prodotti industrialmente è per me legata a progetti di architettura d’interni, dove ho sperimentato, in alcuni casi con anni di anticipo, soluzioni che in seguito si sono rivelate idonee a una produzione seriale”.

La serie Bobo per Arflex del 1967
la lampada papero per Stilnovo nel 1971
il divano Strips con Laura Graziotti per Arflex del 1972
il divano Serpentone per Arflex del 1974
la poltrona Ghost con Toni Katayanagi per Fiam nel 1979

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