La famiglia Bertone

BIOGRAFIA

Giovanni Bertone nasce a Mondovì (Cuneo) nel 1884. Giovanissimo apprende l’arte del “carradore”.

Nel 1909 e a Torino, presso le officine Diatto. Nel 1912 apre in Borgo San Paolo un’officina per la costruzione di carrozze.

Nel 1914 nasce il figlio Giuseppe, detto Nuccio. Del 1921 le prime ideazioni di Giovanni in campo automobilistico: la SPA 23 S e la Fiat 501 S. Nel dopoguerra Nuccio assume la responsabilità del design Bertone.

L’Alfa Romeo Giulietta Sprint del 1954 segna il passaggio dell’azienda a dimensione industriale.

Nuccio ne assume anche la conduzione. Degli anni sessanta è il sodalizio con Lamborghini: esemplari Miura del 1966 e Countach del 1971. Nel 1972 muore Giovanni.

Nel 1989, l’anno della Citroen XM, vengono conferite a Nuccio honoris causa la laurea dal Pasadena Art Center e la laurea in architettura dal Politecnico di Torino.

Alla morte di Nuccio, nel 1997, la moglie Lilli (deceduta nel 2019) assume la presidenza del gruppo Bertone; vicepresidente la figlia Barbara.

La figlia Marie-Jeanne, vicepresidente di Stile, è oggi garante con il design management Bertone della continuità delle linee guida.

 

BERTONE DESIGNER

Due temi caratterizzano l’intero arco evolutivo del design Bertone: la trasformazione della vettura popolare in oggetto esclusivo – il prezioso alla portata dei più – e la configurazione eccellente della meccanica nobile.

Dell’uno sono esempi, oltre alla Fiat 501 S del 1921, la NSU Prinz Sport del 1958, la Fiat 850 Spider del 1965. Del secondo, oltre alla Fiat 527 S Ardita 2500 del 1934, la Lamborghini Miura del 1966, la Lamborghini Countach del 1971.

Fiat 501 S del 1921

 

 

Fiat 850 Spider del 1965

La misura del design Bertone non va cercata nell’avvicendamento temporale delle differenti proposizioni, spesso persino coeve, bensì nella costante ricerca della conciliazione tecnico-estetica più avanzata, sperimentata di volta in volta nei singoli capisaldi.

Una cifra che si delinea nell’intenzione progettuale di Giovanni, si perfeziona ed esalta nella scuola di Nuccio, si riconferma teorema di ideazione della Bertoni oggi.

Lamborghini Miura del 1966

Scrive Vittorio Gregotti riferendosi agli anni sessanta: “Nel settore automobilistico sono anni di grande ottimismo e di espansione. Forse pochi carrozzieri come Bertone esprimono cosi bene questa idea dell’aggressività poco sfiorata dal dubbio.

L’invenzione della tipica forma a cuneo, a parte le sue ragioni aerodinamiche, ne è un ritratto eloquente. La velocità, anzi accelerazione, e il mito che esprime un nuovo connubio: lusso e successo.

Il biglietto da visita di ogni carrozziere diventa dream car che immancabilmente viene progettato non più con intenti sperimentali di ricerca tecnologica bensì di pura promozione“.

Lamborghini Countach del 1971

Barchetta dal corpo cuneiforme di raffinata eleganza, Runabout, del 1969, rende omaggio nel nome al guizzo saettante del motoscafo; è si “vettura da sogno” ma enuncia temi salienti della seguente ricerca e sperimentazione formale.

Barchetta FIAT del 1994

Dream car, secondo Bertone, non è oggetto di pura promozione, bensì dimostrazione. Di volta in volta, nei singoli episodi dimostrativi, Nuccio conferma l’alto livello di ricerca formale perseguito e raggiunto, per poi riprendere il dialogo con la forma mobile.

Lancia Stratos 0 del 1970

Cosi nel 1970, con la monotipo Lancia Stratos 0, egli rompe ogni indugio nei confronti di dettati precedenti che ancor si possono definire di transito.

Ero ancora studente al liceo“, ricorda Michael Vernon Robinson, “quando un amico mi mostrò una foto manifesto dell’oggetto semovente più avveniristico che avessi mai visto.

La scocca schiacciata sul mozzo delle ruote, fortemente rastremata ai due estremi, risolveva l’accesso all’abitacolo nel parabrezza, che assumeva la funzione di portiera. Riscontravo l’esclusività di quel segno che incontrava la definizione tecnica, pur non rinunciando all’estrema libertà della scelta ideativa.

Osservavo quel capolavoro, dicendomi che nessun limite tecnologico poteva impedire l’evoluzione della forma mobile. Me ne venni in Italia per conoscere i maestri della Scuola torinese. Era mia ferma intenzione fare il designer di automobile“.

Secondo Robinson, la Stratos dimostra come il limite di evoluzione della forma mobile, già allora, si poneva dal punto di vista non tecnologico, bensì della qualità del progetto.

La Stratos di Bertone si definisce in quegli anni, per eccellenza, punto di partenza di un nuovo teorema di ideazione.

Ecco allora la Lancia Stratos del 1971, che partecipa a tutte le principali competizioni, vince il campionato del mondo di rally 1974, 1975, 1976.

Se l’Alfa Romeo Carabo aveva anticipato nel 1968 i temi del nuovo corso di definizione morfologica, la Lamborghini Countach nel 1971 ne celebra la concretizzazione seriale più perfetta.

Il designer è un creativo per eccellenza. Sa immaginare nel suo lavoro il prodotto che ancora non esiste.

Risponde in anticipo a tendenze del gusto di mercato che forse ancora non emergono ufficialmente, ma che bisogna intuire. Intravede prima di altri ciò che nessun istituto di ricerca potrà mai garantire.

Osserva Daniele Cornil: “Countach scandisce secco, rigido, squadrato il fraseggio della sua identità.

Più che disegnata la scocca appare tagliata a colpi di rasoio, senza mai perdere l’equilibrio formale delle masse“.

E sempre Robinson: “Countach mette in discussione tutto il linguaggio automobilistico dell’epoca, non va per mezzi termini, è davvero brutale in questo senso.

Davanti a Countach, occorre annullare l’inganno visivo e recuperare la fiducia nella tattilità: passare la mano e avvertirne preciso e deciso l’equilibrio dei tratti“.

 

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