In una intervista del 2014 rilasciata per Kristalia, Carlo Bortoli spiega la genesi della poltrona Gaia, prodotta per Arflex che si è ricavata una posizione all’interno della storia del design internazionale.
Attorno al 1965, a Bortoli viene l’idea di creare una seduta in vetroresina, che allora era una tecnologia all’avanguardia e cominciava a essere utilizzata a livello artigianale per le imbarcazioni, per qualche arredo e anche in architettura.
L’intenzione era quella di creare una forma con un’immagine nuova e provocante, impiegando un nuovo criterio di elaborazione del progetto che consentisse un continuo controllo della forma durante il suo sviluppo.
Bortoli allora, pensa al gesso che gli permette di aggiungere e togliere materiale fino a che non si raggiunge il risultato voluto, modificando direttamente e immediatamente il progetto.
Sono anni particolari per Bortoli che in quel periodo attraversava un periodo di crisi professionale; non avendo committenti validi il lavoro scarseggia e lui è troppo impaziente per partecipare a concorsi o per intraprendere un tirocinio professionale presso uno studio di architettura qualificato.
Da questi clima di disperazione nasce per l’appunto Gaia, nata in un momento di scarsa fortuna professionale come architetto ma che ha aperto la strada a Bortoli al design.
Ma a chi proporre la nuova nata?
L’Amministratore Delegato di Arflex Alberto Burzio aveva mandato una lettera a tutti i giovani laureati in architettura di Milano e Lombardia, dicendo loro che, se avevano qualche idea da proporre, di farlo. Bortoli, ha colto al volo l’occasione e la poltrona Gaia dopo alcune modifiche rispetto la prima versione entra in produzione nel 1967.
La forma di Gaia, garantisce una perfetta distribuzione del carico su tutta la superficie e per questo è estremamente confortevole, anche senza imbottitura aggiunta; è uno dei migliori esempi del design degli anni sessanta.
Rappresenta uno dei pezzi più significativi degli anni Sessanta, dal 1969 è stata inserita nel rinomato “Moma”, il Museum of Modern Art di New York, e dal 2002 fa parte della collezione di design della Triennale di Milano.