La graffetta

Il massimo del design: semplicità dei materiali, tecniche di fabbricazioni e assemblaggio facili, utilità e funzionalità strizzando l’occhiolino al senso estetico (peraltro soggettivo).

Abbiamo fatto bingo: la graffetta.

In commercio da più di un secolo, senza che la sua forma sia cambiata è sicuramente l’esempio più emblematico del design per tutti.

Curioso il fatto che, oggi la impieghiamo in tutti gli uffici e abitazioni allo stesso identico modo di come veniva impiegata più di un secolo fa.

Come accade sempre, il tutto nasce da una esigenza: prima della sua invenzione per tenere uniti i fogli di carta si usavano degli spilli che avevano però il difetto di bucare i fogli e a lungo andare arrugginendosi, rovinavano i fogli stessi.

Dobbiamo partire dalla Germania quando nel 1899, il norvegese Johan Vaaler ha progettato un esemplare di graffetta simile a quella odierna.

Nel 1900 fu però un americano: Cornelius Brosnam a depositare il brevetto.

La graffetta, per come la conosciamo noi però, è dell’azienda inglese Gem Manufactoring, che ha inventato il doppio ovale con l’arrotondamento della parte esterna; fu infatti, William Middlebrook ad ottenere il brevetto della macchina necessaria a produrre l’oggetto.

Un oggetto straordinario, immediatamente riconoscibile, la graffetta non smette mai di stupire tanto è vero che con l’avvento dell’informatica e di internet è diventata il simbolo degli allegati nei più comuni software di posta elettronica.

Il suo design, ha ispirato tantissimi altri oggetti: appendiabiti, lampade, portachiavi, segnaposti ecc ecc, non ultimo, la graffetta è diventata nel lobo della nota fashion blogger Chiara Ferragni uno splendido orecchino.

Infine, per riporre la graffetta vi segnalo l’uccellino di Alessi, che corrisponde ad un geniale magnete che le tiene appresso.

il portagraffette Alessi

 

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