La lampada Pippistrello di Gae Aulenti

Attorno alla metà degli anni sessanta Gae Aulenti si recò a Lucca da Elio Martinelli, patron della Martinelli Luce (brand del light-design mondiale) per sottoporgli quella che poi divenne un’icona assoluta del design mondiale e cioè, la lampada Pippistrello.

Elio Martinelli ne su subito affascinato, ma passare dal disegno alla produzione non è stato affatto semplice e così il progetto rimase nei cassetti della ditta per un pò di tempo.

Difficile risultava l’industrializzazione del fusto telescopico, così come la forma complessa delle falde del diffusore (quattro spicchi molto profondi), ad ali di pipistrello, che non era facile realizzare per gli stampaggi dell’epoca.

Non c’erano all’epoca le tecnologie di adesso e preparare lo stampo per il diffusore fu particolarmente difficile soprattutto in ragione del fatto che Martinelli Luce è una azienda che ha sempre prodotto i suoi pezzi in sede.

Ma alla fine si vinsero tutte le difficoltà e nel 1967, la Pipistrello di Gae Aulenti per Martinelli Luce venne messa sul mercato, ma non fu subito successo.

Fu grazie alla visibilità che ebbe nel 1972 quando partecipò alla mostra Italy: The New Domestic Landscape tenutasi al MoMA di New York, che si affacciò alla ribalta internazionale, consacrandosi come icona mondiale del design.

A prima vista un pò vezzosa e femminile conquista fin da subito il gusto del pubblico soprattutto francese, probabilmente per il suo gusto un pò art nouveau, e quindi con la conseguenza di adattarsi bene ai loro arredamenti.

Pippistrello in tal senso è la protagonista del linguaggio di Gae Aulenti, facendo parte di quel percorso culturale e artistico che rifiuta il razionalismo dell’International Style e abbraccia la nuova corrente del neoliberty.

Nel corso degli anni si impone sempre più come un oggetto cult, presente a catalogo sia nella versione da terra che da tavolo e anche in una versione mini (versione del tutto estranea a Gae Aulenti, che a causa dell’aggravamento delle condizioni di salute, non fu informata su questa edizione).

Conquista moltissimi utenti che la vedono la lampada ideale per un angolo di casa o per la propria scrivania, grazie alla luce non troppo sparata e con quel diffusore ispirato, come dice il nome, alle ali di Pipistrello.

Dopo cinquantacinque anni, nonostante la sua modernità, è diventata un pezzo da museo: il MoMa di New York l’ha inserita nella propria collezione permanente, simbolo del Made in Italy capace di progettare oggetti utili e raffinati insieme.

Una lampada morbida, non fredda, nata solo in due colori, il testa di moro e il bianco, costituita da un sistema telescopico in acciaio inossidabile che permette di regolarne l’altezza, mentre il  diffusore è in metacrilato bianco opale e la base in metallo laccato bianco o marrone scuro.

La forma sfuggente della base conica si sviluppa verso l’alto allargandosi nelle nervature del diffusore come lo spiegarsi della ali di un pipistrello.

Inconfondibile per la forma del diffusore, la lampada è ancora oggi in produzione (non potrebbe essere diversamente) e mantiene intatta la forza espressiva che la rende adatta a ogni ambiente e a ogni arredamento.

I progetti di Martinelli Luce, veri esempi di una filosofia progettuale minimalista ma tecnologicamente sempre aggiornata, non stancano e riescono a passare indenni al tempo e al susseguirsi delle mode, mantenendo inalterato il loro fascino ed il loro potere seduttivo.

Una lampada eterna che è riuscita a rimanere sempre attuale e affascinante, non solo grazie al suo stile e all’ingegnosità progettuale di Gae Aulenti.

Il merito va anche al desiderio dell’azienda di osare e riproporlo in diversi colori, dimensioni e usi per rispondere meglio a un mercato in continua evoluzione.

La lampada Pippistrello di Gae Aulenti per Martinelli Luce

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